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Giovedì 21 FEBBRAIO 2019 I GIOVEDI’ SERA DELLA PTS DI JESI Il microbioma, il trauma, le ferite del corpo: l’importanza del dialogo tra intestino e cervello nel trattamento del trauma

INGRESSO GRATUITO PREVIA ISCRIZIONE

Docente: Dott.ssa Sabrina Ruggiero: psicologa, psicoterapeuta, terapeuta EMDR e mindfulness, allieva didatta presso la “PTS Training School”.

DATA: Giovedì 21 Febbraio 2019 ore 20.00
SEDE: Scuola di Psicoterapia Training School, Jesi (AN) Corso Matteotti 26, piano 1°

Per informazioni e prenotazioni:
Dott.ssa Selene Zandri, segreteria PTS sede di Jesi, jesi@scuolapts.it
oppure dott.ssa Marina Lucardi 3358169037

Uno degli insegnamenti più chiari delle neuroscienze contemporanee è che il senso di noi stessi è an-corato al nostro corpo in una connessione vitale. Non conosciamo veramente noi stessi se non siamo in grado di sentire e dare un senso alle nostre sensazioni fisiche. Ed è grazie alle neuroscienze che si è aperto un nuovo e importante scenario nella conoscenza del corpo e della sua complessità. Il cor-po umano è un organismo complesso ed oggi sappiamo che è abitato da un insieme di microorgani-smi, che tanti di noi conoscono sotto il nome di microbiota. Questi microrganismi abitano diverse mucose del corpo ma, soprattutto a livello intestinale, sappiamo che quando questi batteri, virus e funghi sono in equilibrio (in eubiosi), essi sono in grado di offrire innumerevoli benefici per la salute in generale.

E’ tuttavia vero anche il contrario: un microbiota intestinale alterato (ossia una disbiosi) ha una serie di conseguenze negative per il nostro organismo. Tra tali conseguenze si annoverano non solo spiacevoli sintomi somatici, o processi infiammatori più o meno conosciuti ma anche, come riportato con sempre maggior evidenza dalle ricerche sull’argomento, diversi disordini legati a de-viazione del tono dell’umore, tra cui ansia e depressione.

La ricerca ha infatti dimostrato (Bangsgaard et al., 2012; Bailey et al., 2010 etc..) come a un cam-biamento della condizione psicologica ed emotiva indotta da stress corrisponda un’alterazione del microbiota anche in termini di composizione batterica, ancora di più quando una persona si trova di fronte a situazioni di stress cronico.
E’ pertanto lecito chiedersi se siano la depressione o l’ansia a causare disbiosi intestinale o, al contra-rio, l’alterazione del microbiota a favorire lo sviluppo e/o l’aggravamento di patologie legate ad alte-razioni dell’umore e del comportamento.

Ad oggi le ricerche sostengono che possano considerarsi valide entrambe le ipotesi, a seconda degli stimoli di stress e delle circostanze a cui siamo sottoposti, e che un ruolo non di poco conto possa es-sere svolto dalle modalità con cui ci nutriamo. Questi scenari, che sempre di più mettono in evidenza la centralità della componente somatica nell’approccio psicoterapeutico, aprono nuove frontiere d’intervento alla psicoterapia laddove si rivelerà sempre più decisivo l’aspetto della collaborazione interdisciplinare e di integrazione delle diverse competenze e professionalità. In tale ambito, l’uso di tecniche volte soprattutto alla gestione dello stress come molta parte degli interventi bottom-up quali l’EMDR, la Sensorymotor, le tecniche del “Rescripting” proprie della Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI), o ancora la mindfulness nelle sue declinazioni del protocollo “stress reduc-tion” (come anche nella declinazione del “mindfull eating”), rappresentano strumenti particolarmen-te efficaci nel trattamento di tali condizioni cliniche.

Tali approcci risultano ancor più adeguati ed efficaci quando il paziente riporta una condizione psi-co-fisica di “stress cronico” fortemente correlato al trauma relazionale.
Dopo un trauma il mondo è percepito con un sistema nervoso differente. L’energia di chi è soprav-vissuto a un trauma, ancor di più se protratto, è convogliata verso la repressione del caos interiore, a scapito della possibilità di coinvolgersi in modo autentico nelle attività della vita quotidiana. Questi tentativi di “mantenere il controllo” possono tradursi in una svariata gamma di sintomi fisici, come fibromialgia, sindrome da affaticamento cronico, sindrome del colon irritabile, manifestazioni artro-siche e altre importanti malattie autoimmuni.

Quando le persone sono cronicamente arrabbiate o spaventate, la tensione muscolare costante porta spasmi, mal di schiena, emicrania, dolori articolari e altre forme di dolore cronico. Queste persone possono farsi visitare da più specialisti, sottoporsi a numerosi test diagnostici e farsi prescrivere molti farmaci, alcuni dei quali portano a un sollievo temporaneo, ma tutto ciò non riesce a risolvere il pro-blema di fondo. La diagnosi inizierà a definire la loro realtà senza che venga mai identificata come un sintomo del tentativo di far fronte al trauma subito.

Il motore della reazione traumatica è infatti situato nelle parti più profonde del cervello lontane dal cervello razionale. Al contrario del cervello razionale che si esprime in pensieri, le zone del cervello implicate nel trauma si manifestano attraverso reazioni fisiche: sensazioni viscerali, sensazioni di cre-pacuore, voce flebile e strozzata, movimenti fisici rigidi o paralisi motorie.
La complessità di tutto ciò rende ragione di quanto sia importante coinvolgere, nella cura del trau-ma e nel riequilibrio di una corretta comunicazione tra le diverse strutture cerebrali, tutto l’organismo, il corpo, la mente e il cervello e di quanto sia utile coltivare la “consapevolezza senso-riale”.

“Appena cominciamo a ri-esperire una connessione viscerale con i bisogni del nostro corpo, emerge una specifica capacità nuova: quella di amarsi con calore.
Sperimentiamo una nuova autenticità nel prenderci cura di noi stessi, che reindirizza la nostra atten-zione alla nostra salute, alla nostra energia, alla nostra gestione del tempo. Questa maggiore cura di sé nasce spontaneamente e naturalmente, non come risposta a un “dovrebbe”. Siamo finalmente in grado di sperimentare un piacere immediato e intrinseco nella cura di noi stessi”
STEPHEN COPE, Yoga and the Quest for True Self